Vi siete mai chiesti come nasce un’essenza floreale? Quali sono le dinamiche, le intuizioni e i processi che a partire da un fiore conducono a un rimedio in grado di curare il corpo, le emozioni e la psiche?
Con questo articolo vi condurrò passo dopo passo all’interno di questo affascinante percorso, riportando quanto io stesso ho appreso sotto la guida e l’ispirazione del fondatore stesso della linea Australian Bushflower, Yan White, in occasione del workshop annuale sulle Essenze Floreali Australiane del Bush a Costermano sul Garda (VR).
Indice dei contenuti
Perchè il Fiore?
Partiamo dal principio base: perchè il fiore?
La prima domanda che viene da porsi è per quale motivo si utilizzino le sommità fiorite di una specie vegetale e non altre parti (foglie, rami, radici etc). La risposta è semplice: il fiore è la parte più evoluta, il messaggero che rivela la missione della pianta stessa, nonché la componente più carica di energia. Esso rappresenta l’apice della maturazione e del significato simbolico, il culmine dello sviluppo della pianta.
Un’essenza floreale non è un comune preparato galenico. Non si tratta di predisporre liquidi e recipienti in maniera meccanica, ma di un toccasana per lo spirito e, a cascata, per la psiche, le emozioni e la matrice fisica. Per questo è indispensabile che chi la prepara non la “contamini”, ovvero non influisca negativamente con il suo stato emotivo sulle proprietà del rimedio. Infatti, siamo tutti circondati di energia che scambiamo interagendo fra noi e con l’ambiente, motivo per il quale è fondamentale essere centrati nel momento in cui allestiamo un’essenza.
Quanto conta lo stato emotivo?
Quando ci si predispone a preparare un’essenza floreale, bisogna tenere a mente che l’energia che in essa verrà raccolta dev’essere la più pura e incontaminata possibile. Sono pertanto indispensabili alcune condizioni.
Innanzitutto, chi si dedica a questo lavoro deve trovarsi in uno stato emotivo e psicologico sereno, non dev’essere turbato o avere la mente distolta da pensieri negativi, deve semplicemente concentrarsi su quanto si appresta a fare, immergendosi quasi in meditazione, in connessione con la natura, percependo la bellezza, la gratitudine, l’abbondanza. Uno stato interiore alterato rischierebbe infatti di “inquinare” l’essenza, perturbando le sue qualità e inficiando l’efficacia terapeutica.
In secondo luogo è buona norma ricordarsi che lo scopo del fiore è donare un’energia terapeutica a patto che fra donatore e ricevitore avvenga uno scambio equo. Siamo in equilibrio con la natura, da essa riceviamo in continuazione ed è giusto onorare i suoi infiniti doni facendo altrettanto con essa.
Non si tratta di “predare” una pianta per i propri scopi, per quanto nobili, ma di sfruttare ciò che ha da offrire senza dimenticarsi di ricambiare. È per questo che a fine procedimento si ringrazia e si restituisce alla terra l’acqua solarizzata non utilizzata (versandola sulle stesse piante da cui si sono raccolti i fiori), oltre a far dono alla terra di un cristallo, in prossimità degli esemplari dai quali abbiamo prelevato sommità fiorite.
Quale pianta e quali fiori?
Il passo successivo è la selezione della materia: quale pianta e quali fiori?
Nella scelta del luogo per la creazione di un rimedio è essenziale che l’ambiente sia incontaminato, lontano da fonti di inquinamento, rumori, affollamenti.
Prima di qualunque operazione, è bene porsi in uno stato di connessione e gratitudine e affidarsi agli spiriti della natura, i cosiddetti Deva, la cui funzione è quella di essere gli “angeli custodi” della pianta. A questo punto la scelta avviene intuitivamente, ossia affidandosi all’Io Superiore.
- La pianta dev’essere rigogliosa e in buono stato di salute. Se qualcosa per qualche motivo ci attrae, bisogna fidarsi dell’intuito. Prima di cogliere i fiori è opportuno chiedere loro il permesso e, una volta consapevoli di poter procedere, si può operare seguendo alcuni fondamentali punti.
- Non entrare mai in contatto diretto con il fiore. Per la raccolta vanno infatti usate parti della pianta, di solito foglie, con le quali afferrare e recidere le corolle come con delle pinze, versandole poi delicatamente nella ciotola piena d’acqua preventivamente disposta in pieno sole.
- Mai fare ombra sulla ciotola. È richiesto un lavoro di presenza costante e badare a non ombreggiare il recipiente durante le fasi di lavoro è requisito imprescindibile.
- Riempire completamente la ciotola di corolle. A seconda della loro dimensione ne servirà un numero diverso; l’importante è che l’intera superficie dell’acqua ne sia ricoperta.
- Fra tutti i fiori scelti, selezionarne almeno uno a inizio fioritura (appena schiuso) e uno a fine fioritura (che tende ad appassire).
- A questo punto la ciotola va lasciata al sole per circa un paio d’ore.
Nel frattempo ci si può concentrare sull’esperienza vissuta e, nel caso in cui il fiore, nel mio caso il trifoglio bianco, non sia mai stato utilizzato come rimedio, entrare in meditazione per scoprire se attraverso l’intuito si possa svelare qualcuna delle sue proprietà. Durante il workshop ci siamo confrontati l’un l’altro e quanto è emerso è stato sorprendente: con le dovute distinzioni, la maggior parte dei partecipanti ha sottolineato aspetti comuni e indicazioni affini. Seguendo il detto di Yan White, “Meglio una corta matita che una lunga memoria”, abbiamo anche disegnato il fiore con dei pastelli, per dedicarci più attentamente alla sua osservazione e alla dottrina delle segnature.
Passato il tempo previsto, sempre utilizzando parti della pianta d’origine, andranno rimosse le corolle galleggianti (senza toccarle con le mani e senza fare ombra!) e l’acqua andrà travasata in una bottiglia, attraverso un imbuto, preriempita a metà con una mistura di parti uguali di acqua e brandy.
Ciò che ne deriverà, sarà la cosiddetta essenza madre. Dall’essenza madre, per diluizione, verrà creata la Stock Bottle, alcune gocce della quale, diluite in 30ml di acqua e alcool, costituiranno il rimedio definitivo, pronto all’uso orale o locale.
Sullo Stesso argomento puoi leggere: Come avviene la Preparazione dei Fiori di Bach.
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