Quando si parla di Floriterapia o di medicine alternative (omeopatia, medicina cinese etc.) si generano sempre due schieramenti: coloro che credono in simili possibilità terapeutiche, pur non avendone una dimostrazione scientifica, e coloro che invece vi si oppongono, considerandole frutto del sentore di chi le pratica, se non addirittura placebo o, peggio, pratiche al confine con la magia.
Ebbene, al fine di sanare questa costante spaccatura, ho deciso di scrivere un articolo basandomi su quanto esposto in una lezione del professor
Piergiorgio Spaggiari (per gli scettici, basta digitarne il nome su Google per rendersi conto del percorso di studi e della carriera iper-scientifica).
La mia speranza è che leggendo qualche mente si schiuda e accetti l’ipotesi che non esiste una medicina soltanto (di cui trattare i limiti richiederebbe un articolo a parte), ma un puzzle di diverse branche mediche, ognuna con le proprie valenze e i propri ambiti di pertinenza, che il vero operatore della salute e del benessere dovrebbe conoscere e sfruttare di volta in volta come un artigiano userebbe i propri arnesi a seconda delle necessità.
Ma veniamo al dunque, partendo da un paio di assiomi facilmente accettabili.
ASSIOMA 1
Nel corpo umano avvengono miriadi di reazioni chimiche ogni secondo.
Credo siamo tutti d’accordo nell’asserire che siamo costituiti da milioni di cellule nelle quali ogni attimo avvengono reazioni. L’assorbimento delle sostanze, la riparazione dei tessuti, la contrazione muscolare, le “battaglie” del sistema immunitario, qualsiasi funzione del nostro organismo è dettata dall’interazione fra sostanze in determinate proporzioni, condizioni e modalità.
ASSIOMA 2
Quando le reazioni non avvengono correttamente si genera una patologia.
Se le cellule non si replicano correttamente, possono degenerare in tumori, se i componenti dell’emoglobina, la proteina che trasporta ossigeno nel sangue, non si incastrano come dovuto può scaturirne un’anemia; potrei fare mille esempi, ma do per scontato che il concetto sia chiaro.
Partendo da questi due presupposti, sorge spontanea una domanda, e cioè:
Come e’ possibile che milioni di cellule, contenenti ognuna milioni di sostanze, possano interagire fra loro per far avvenire reazioni chimiche specifiche, tali che dai reagenti si formino sempre e solo i giusti prodotti, nelle giuste tempistiche, quantità e modalità? Come fa ad avvenire tutto senza errori, come fanno le “cose” Nel corpo a incontrarsi?
-> Dev’esserci qualcosa che presiede al tutto e a spiegarci di cosa si tratta si è scomodata la fisica quantistica. La dimostrazione è articolata, ma merita.
Il Ruolo dell’Acqua
Intanto, il denominatore comune di tutte le cellule del corpo e delle sostanze in esse contenute è l’acqua.
L’acqua (su cui Spaggiari ha scritto un trattato a parte) è una molecola particolare, unica in natura; è costituita da due atomi di idrogeno e uno di ossigeno, i quali sono legati da legami chimici che ne causano una certa polarità, quello che in termini tecnici viene chiamato “dipolo”. Un dipolo è una molecola che presenta delle cariche elettriche e nel caso dell’acqua, gli atomi di idrogeno generano una carica positiva, mentre quello di ossigeno negativa (non approfondiamo ulteriormente per non divagare).
Se volessimo tentare di riprodurre sperimentalmente ciò che accade nel corpo umano, dovremmo munirci di un reattore chimico, travasare al suo interno tutte le sostanze chimiche partecipanti alle reazioni organiche (i reagenti) e metterle nelle loro condizioni abituali, ovvero immerse in acqua (che costituisce il 70% del volume corporeo, il 99% in termini di molecole) a una temperatura fra i 36 e i 37 gradi, alla pressione atmosferica e farle interagire per un tempo (millisecondi) equiparabile a quello delle reazioni biologiche.
A questo punto, se le cose avvenissero semplicemente perché il corpo funge da calderone così come il reattore in esame, partendo dai vari reagenti A, B, C, D, E…. dovremmo ottenere solo i “prodotti” desiderati, ad esempio AZ.
Nel corpo, pur essendoci tutti i reagenti, le cellule massimizzano la resa facendo avvenire solo la formazione del necessario, evitando gli sprechi, ma in un esperimento simile, condotto nel reattore, ci accorgeremmo che i prodotti di reazione sono TUTTI!
AB, AC, AD, ma anche BC, BD, BE etcetera eccetera.
Quindi? Come si spiega questa sostanziale differenza? Perché nel corpo si ottengono solo i prodotti desiderati, come è possibile questa “selezione”?
Citando lo stesso Spaggiari, le molecole fuori dal corpo “se la fanno con tutte”, mentre nelle cellule sono “monogame”.
La spiegazione è legata all’acqua.
Tornando al discorso del dipolo, per la legge di attrazione elettrica, le molecole di acqua si orientano e intercalano fra loro aggregandosi in base alla carica, ovvero una molecola tenderà ad essere avvicinata dal altre molecole in questo modo: nella parte carica positivamente (atomi di idrogeno) le altre molecole si avvicineranno con l’ossigeno (carico negativamente) e nella parte opposta al contrario. Si crea così il cosiddetto dominio di coerenza, l’aggregato di n. molecole di acqua che oscillano e vibrano tutte come fossero un tutt’uno, generando un campo elettromagnetico.
Il motivo per cui il reagente A e il reagente Z si ritrovano con facilità pur magari partendo da punti distanti del corpo è proprio il dominio di coerenza. Oscillando alla stessa frequenza del dominio dell’acqua corporea, le sostanze A e B sono mosse da una forza di attrazione che permette loro di incontrarsi e interagire selettivamente (escludendo tutte le altre). In termini un po’ più tecnici, si direbbe che le molecole dei reagenti risuonano con le frequenze del dominio dell’acqua.
Le Cellule
Ora facciamo un’altra considerazione: l’unità fondamentale della vita è la cellula. Più cellule con eguali caratteristiche formano un tessuto, più tessuti un organo. Se ogni cellula, costituita essenzialmente di acqua, ha una sua frequenza di risonanza, lo stesso varrà per i tessuti e gli organi che si formano dall’aggregazione di tante cellule. Ogni organo avrà quindi una sua vibrazione e genererà pertanto un suo campo magnetico.
Ne sono esempi il cuore, attraverso l’elettrocardiogramma e il cervello, con l’encefalogramma.
I
campi magnetici, che sono generati dal passaggio di una corrente elettrica, si spostano nello spazio e si intercalano con i campi magnetici circostanti. Quando sentiamo empatia con una persona e con altre dieci no, la spiegazione scientifica è che il nostro campo (da considerare come l’insieme delle nostre vibrazioni) risuona con quello di questa persona, mentre si trova a frequenze diverse (e pertanto non risuona) con quelle degli altri. Se anziché nell’ambiente vivessimo in una
gabbia di Faraday (un dispositivo che annulla il campo magnetico ambientale), scopriremmo che
il nostro campo è presente in tutto il volume della gabbia e non soltanto nel punto in cui ci troviamo. Questa è un’ulteriore dimostrazione di come i campi magnetici generati dagli organi si espandono e “colonizzano” lo spazio, andando a interagire con gli altri.
È anche e soprattutto per questo motivo che spesso la scienza che agisce per comparti stagni, come la medicina tradizionale occidentale, che cura valutando ogni organo come un’entità a se stante e non come qualcosa che fa parte di un tutto, con il quale interagisce costantemente, finisce con non trovare soluzioni “definitive” a un problema, ma sintomatiche, che risolvono il disturbo contrastando un sintomo o una condizione ma non facendo di più per curare un problema alla radice. La primarietà di un’affezione andrebbe sempre presa in considerazione partendo dal presupposto che non risiede per forza nel punto in cui si manifestano i sintomi, proprio per i discorsi fatti finora.
Se ci affidiamo alla quantistica e al concetto che massa ed energia sono due aspetti complementari di uno stesso elemento, man mano che ci addentriamo nella massa, scomponendola (corpo, organi, tessuti, cellule, molecole, atomi) scopriamo che pian piano la massa sparisce, sostituita nella sua essenza dall’energia. La massa cioè è energia condensata che si esprime attraverso un’onda, che ha una frequenza e che risuona con l’ambiente circostante.
Le essenze floreali e tutti i preparati vibrazionali in genere vengono screditati dallo scienziato comune perché privi di massa o di dose, e quindi equiparati al nulla. Ma se la massa è energia e l’energia è massa, questa contraddizione non esiste.
Servirebbe forse accantonare un certo tipo di filosofia medica col paraocchi per allargare le vedute e modificare il concetto di malattia e salute.
I Preparati Floreali
Nei preparati floreali (
fiori di Bach,
fiori australiani,
fiori californiani,
acque tibetane,
essenze di animali selvatici, etc.) ciò di cui l’acqua, che funge da veicolo, si carica, è l’
energia del fiore. L’acqua cioè si attiva assorbendo la frequenza di vibrazione del fiore e, attraverso l’assunzione del preparato, la trasporta nel corpo dove risuonerà con i campi alterati e riporterà a una frequenza vibratoria armonica (sempre più alta di quella del corpo) le parti sofferenti.
La distorsione delle onde è ciò che scatena la patologia.
Oltre a questa trattazione basata sulla lezione di una figura autorevole nel mondo della scienza, anche altre filosofie olistiche possono essere citate. Nella Medicina Tradizionale Cinese il corpo è ricoperto di circuiti energetici in tutta la sua interezza (i meridiani), dalla cui alterazione nascono i problemi. Secondo le civiltà orientali, indiana in particolare, lungo la colonna vertebrale sono dislocati sette centri energetici principali, i
Chakra, la cui disfunzione o il cui disequilibrio è alla base di problematiche tanto fisiche quanto psico-emotive. Per finire, nella
Floriterapia il disagio mentale o emotivo si sfoga nel
sintomo fisico, che può essere corretto attraverso la “somministrazione” di un’
energia superiore in grado di correggere le alterazioni di quella corporea. Anche l’Omeopatia vige sugli stessi principi, curare attraverso un impulso vibratorio adeguato, ripristinando o riportando alla norma una funzione errata.
Tutto questo non tanto per fare del dibattito una crociata ideologica, ma per allargare le vedute dei più scettici e far passare il concetto di una medicina inclusiva, in cui le varie branche si supportano l’un l’altra anziché ostacolarsi e contrapporsi.
Perché in fondo conta il fine (la salute), più che il mezzo (la cura).
A cura del Dott. Roberto Moneta
Farmacia di Montelupone, specialisti in Floriterapia di Bach
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